Usare rpi4 come desktop

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Usare Raspberry Pi 4 come Desktop

Recentemente ho ricevuto la richiesta di sostituire alcune vecchie macchine con hardware nuovo, possibilmente a basso costo. Le macchine obsolete sono alcuni portatili Mac dotati di processore PowerPC su cui gira la versione 10.4 di MacOsX. Inizialmente impiegati per lavori di foto ritocco e grafica, i Mac sono stati successivamente convertiti in macchine da ufficio ed usati in tale veste per quasi una decina di anni. In pratica le macchine sono usate per:

  • Navigare in Internet.
  • Utilizzare la posta elettronica.
  • Utilizzare un programma di Video scrittura.
  • Utilizzare un Foglio di calcolo.
  • Stampare.
  • Scansionare documenti.

Alcuni degli utenti usano le macchine anche per altre funzioni, più per abitudine che per effettivo bisogno. Si tratta comunque di usi occasionali dato che sono da anni disponibili alternative con prestazioni decisamente migliori e maggiori funzionalità. Gli usi saltuari verranno ignorati per concentrarsi sul grosso dell'attività. In ultima analisi l'unica ulteriore richiesta accolta consiste nella possibilità di collegare chiavette USB alle nuove macchine in modo da consentire la copia ed il trasferimento di file e la realizzazione di copie di back-up estemporanee.

Di tutti gli usi elencati in precedenza quello che mette a dura prova i vecchi processori PowePC è sicuramente la navigazione in Internet. Le pagine dei siti moderni sono composte da centinaia di file HTML annidati, script JavaScript, immagini, librerie, filmati, stili ed altri effetti che rendono molto pesante la resa delle stesse a video ed impegnano oltre misura i processori. Un altro problema emerso nel tempo consiste nella necessità di aggiornare periodicamente il web browser per stare al passo con le falle di sicurezza scoperte e corrette di volta in volta. Nonostante Apple abbia abbandonato da oltre una decina di anni la piattaforma PowerPC, gli appassionati hanno continuato a fornire aggiornamenti e patch non ufficiali per il software. Due di questi progetti:

permettono di navigare in sicurezza, ma non risolvono purtroppo, nonostante le ottimizzazioni introdotte, la crescente richiesta di risorse consumate da JavaScript e tutte le componenti delle moderne pagine web.

Prima di valutare una sostituzione della piattaforma, ho avanzato l'ipotesi di passare ad un sistema operativo meno vorace in termini di risorse. In passato avevamo migrato alcune macchine ad una versione di Linux che girasse su PowerPC per rendere utilizzabile uno scanner non riconosciuto da MacOsX. Nell'occasione si erano provate: Slackintosh, Yellow Dog Linux e Kubuntu con una risposta positiva da parte degli utenti. Purtroppo i progetti in questione sono stati abbandonati o non considerano più i processori della famiglia Gx meritevoli sviluppo ed aggiornamenti. Uno dei vantaggi del software Open Source è che cerca di risolvere i problemi di quante più persone possibili e non si limita alla visione ed agli interessi di un'unica compagnia. Se Apple e le distribuzioni Linux non prestano attenzione ad una minoranza di utenti ed aziende che usano PowerPC, lo farà qualcun altro. Nello specifico ho svolto una analisi preliminare tra i sistemi operativi della famiglia BSD. Sia NetBSD che OpenBSD supportano i vecchi portatili e desktop Mac. Sono piattaforme decisamente più leggere di Linux o di MacOsX, ma purtroppo non forniscono versioni precompilate di tutti i pacchetti supportati. Nello specifico LibreOffice, Firefox, Thunderbird ed altri ancora devono essere compilati a partire dal codice sorgente. Una soluzione indigesta per informatici, che penalizza a maggior ragione grafici ed altri utenti che non hanno una conoscenza approfondita di informatica, delle piattaforme, nè la voglia di spendere molto tempo in attività diverse dal disegno, foto-ritocco, ecc.. La frequenza quasi mensile con cui sono rilasciati aggiornamenti di sicurezza per i moderni browser web rappresenta la pietra tombale per l'eventualità di passare ad una piattaforma BSD.

Appurata l'esigenza di cambiare piattaforma, si è indirizzata la ricerca verso altro.

Desktop Replacement ?

Da anni si sente parlare di piattaforme per rimpiazzare i desktop. Inizialmente la locuzione stava ad indicare portatili troppo pesanti per essere trasportati comodamente, ma negli ultimi anni ha cominciato a riferirsi a computer di dimensioni ridotte e poco ingombranti. In particolare computer a scheda singola in cui tutti i componenti hardware sono saldati su di una unica scheda madre e non sono di conseguenza espandibili. La diffusione ed i costi dei computer a scheda singola sono calati drasticamente nel corso del passato decennio fino all'introduzione di piattaforme super economiche basate su architettura ARM a basso consumo. Tra questi la famiglia dei Raspberry Pi è sicuramente la più conosciuta ed apprezzata.

Raspberry Pi 4


L'ultimo modello di Raspberry Pi, il Raspberry Pi 4, è stato rilasciato un po' a sorpresa nel Giugno del 2019, a circa un anno di distanza da quello della versione B+ del Raspberry Pi 3. Come gli sviluppatori hanno rivelato tutto era pronto per cui non aveva senso ritardare ulteriormente il rilascio. Tra le molte novità introdotte spiccano l'incremento della memoria RAM e l'inclusione di una porta Giga-bit Ethernet la cui velocità non sia limitata. Non si tratta delle uniche migliorie, ma sicuramente di quelle richieste con maggior insistenza dalla comunità di appassionati del Raspberry Pi perchè garantisce le risorse necessarie per rimpiazzare vecchi sistemi desktop. Tenuto conto del costo di una singola scheda, ho suggerito di provare la versione che monta 4 Giga-byte di memoria come rimpiazzo per i vecchi Mac.

Sistema Operativo

Una volta optato per un Raspberry Pi bisogna decidere quale sistema operativo installare. La fondazione Raspberry supporta direttamente una propria distribuzione Linux, ma e' possibile installare anche altri sistemi operativi tra cui Android, i precedentemente menzionati sistemi della famiglia BSD e persino una versione di Windows 10. Purtroppo nessuna versione di MacOs, dato che si tratta di un sistema scritto per girare solo su hardware proprietario chiuso, limitato ad una architettura diversa.

L'opzione Windows 10 non è una scelta oculata per una serie di ragioni che vado ad esporre:

  • È pesante.
  • Utilizza uno strato di emulazione software per far girare i programmi classici (32 bit x86) e conseguentemente risente di rallentamenti.
  • Le licenze hanno un costo segreto, custodito gelosamente e le procedure di attivazione possono essere definite solamente kafkiane.
  • I tempi di aggiornamento apocalittici ed una notevole diffidenza per la piattaforma sono una delle ragioni per cui sono state mantenute macchine obsolete per oltre 10 anni e rappresentano la pietra tombale per la scelta di Windows.

I sistemi operativi della famiglia BSD dedicati alla piattaforma ARM risentono dei medesimi problemi che per la versione PowerPC: una cronica carenza di software precompilato. Come in precedenza, anche in questo caso la mancanza di pacchetti pronti è compensata egregiamente da un sistema di port, ossia di programmi e librerie compilabile all'occorrenza. Purtroppo tale soluzione mal si adatta a realtà diverse da una azienda di informatica il cui personale sia in grado di compilare i pacchetti richiesti in autonomia.

In ultima analisi si è optato per Linux in quanto la piattaforma offre vantaggi su tutte le alternative in termini di disponibilità di programmi pronti per l'installazione, supporto hardware e costi di licenza. Il fatto che il personale abbia maturato in precedenza una certa familiarità con la piattaforma rappresenta un bonus ulteriore.

Distribuzione

Una volta scelto Linux come sistema operativo per eseguire i test d'uso si è passati alla selezione della distribuzione più adatta a supportare il Raspberry Pi 4. Molte moderne distribuzioni sembrano intenzionate a includere tutto il software open source disponibile. Se da un lato questa filosofia garantisce all'utenza un'ampia scelta, dall'altro appesantisce non poco i programmi legandoli a decine di librerie alcune delle quali forniscono funzionalità marginali e di scarsa utilità. Non tutte le distribuzioni supportano piattaforme diverse dai classici processori AMD o Intel. Le linee guida concordate per selezionare la distribuzione da installare sulla macchina di test sono:

  • Deve supportare tutto lo hardware e cercare di sfruttarlo al meglio.
  • Deve fornire pacchetti pronti per la maggior parte delle esigenze dell'utenza.
  • Deve essere la più leggera possibile.

Tra tutte le distribuzioni indirizzate ad un uso generico e in grado di girare sul Raspberry Pi 4 si è ridotto la cerchia fino ad includere:

  • Raspian: Una distribuzione derivata da Debian, sviluppata espressamente per le macchine della famiglia Raspberry dalla omonima fondazione.
  • SlackwareARM: La versione di Slackware Linux dedicata ai dispositivi basati su architettura ARM.

Delle due ho optato per la seconda in quanto:

  • Supportano entrambe i vari modelli di Raspberry Pi in maniera equivalente.
  • Entrambe mettono a disposizione istruzioni esaustive per eseguire l'installazione e la configurazione.
  • La versione 14.2 current di SlackwareARM è in sviluppo da oltre tre anni, è molto stabile e non ricorre all'emulazione software perciò non ha cali di prestazioni.
  • Non è pensata esplicitamente per l'insegnamento e l'introduzione alla programmazione e pertanto include un numero ragionevole di programmi e librerie utili per l'ufficio. Non eccede nell'inclusione di software inutile per i fini del progetto.
  • Avendo installato e configurato in passato versioni di Slackintosh, una versione di Slackware Linux progettate per architettura Mac PowerPC, era noto a priori che tutte le periferiche adottate presso il cliente finale fossero supportate egregiamente.

Non resta che decidere quali programmi installare per integrare SlackwareARM adeguandola alle linee guida del progetto.

Interfaccia Grafica

Il primo punto affrontato consiste nell'interfaccia grafica da installare e configurare. Essendo la prima cosa che vedranno gli utenti, bisogna usare un minimo di cura per la sua selezione. Fortunatamente, dati gli oltre 50 anni di vita, i sistemi UNIX dispongono di numerose interfacce grafiche sviluppate per esigenze diverse e che pertanto hanno caratteristiche peculiari e diversi livelli di supporto e maturità. I criteri usati per selezionare l'interfaccia grafica sono i seguenti:

  • Deve essere leggera in modo da lasciare libere quante più risorse possibile per i programmi di lavoro. Nessuno vuole un ambiente ricco di effetti in cui la pressione di qualsiasi pulsante comporta attese interminabili.
  • Deve risultare piacevole, intuitiva e sufficientemente configurabile da accontentare quante più persone possibile.
  • Deve essere composta da un numero circoscritto di pacchetti e dipendenze in modo da velocizzarne gli aggiornamenti.

Tutti e tre i criteri hanno un peso equivalente. Gli utenti si aspettano di dover cambiare alcune delle loro abitudini, svecchiando lo hardware, ma non vogliono perdere tempo ad imparare tutto da capo. L'ambiente di lavoro, se possibile, dovrebbe ricalcare quello a cui sono abituati.

Slackware Linux include nella distribuzione standard alcune buone interfacce grafiche:

La prima è molto leggera, ma supporta troppe poche funzionalità per rappresentare una effettiva alternativa all'interfaccia del MacOS. La seconda è pesantissima e consuma una quantità di risorse semplicemente improponibile. Un peccato dato che è molto gradevole e configurabile. Un secondo aspetto negativo degli ultimi rilasci di KDE 4 e 5 consiste nell'aumento incontrollato dei pacchetti che la costituiscono. Una proliferazione che complica non poco gli aggiornamenti di sistema. La terza ed ultima sembrerebbe la scelta obbligata a meno di non compilare un'interfaccia alternativa a quelle incluse nella distribuzione.

Gnome non mi ha mai impressionato come ambiente desktop. È sempre stata un'interfaccia molto pesante e in passato è stata piagata da un numero incredibile di problemi. Per migliorare la situazione, il gruppo di sviluppo ha sistematicamente rimosso funzionalità trasformandole in personalizzazioni da installare e configurare appositamente. Ne risulta un ambiente che richiede moltissimo lavoro di configurazione per ottenere un livello di funzionamento accettabile. La mia attenzione si è rivolta a Trinity Desktop Environment, che ho usato in passato su altri modelli della famiglia Raspberry rimanendo sempre soddisfatto delle prestazioni. Incomincia ad essere forse un po' datato sul piano grafico, ma si tratta di un problema relativo data l'età delle macchine che devono essere sostituite e le conseguenti aspettative degli utenti finali.

Interfaccia grafica selezionata: TDE. Non resta che compilarla dato che non appartiene all'elenco dei pacchetti standard di Slackware Linux. Un'impresa in cui mi sono cimentato in passato e che non ha mai creato problemi. I rilasci dell'ambiente desktop avvengono con una cadenza ragionevole, supponendo di dover compilare l'intero ambiente ogni volta. Il numero di pacchetti base è circoscritto ed installando solo quelli si ottiene un buon insieme di funzionalità. Una serie di articoli presenti in questo stesso sito descrivono la procedura di compilazione per diverse versioni di TDE. L'ultimo disponibile al momento di scrivere è reperibile al seguente collegamento: TDE 14.0.6 per Raspberry Pi 4.

Driver e Programmi

Selezionati il sistema operativo e l'interfaccia grafica da installare, ci si è concentrarsi sui programmi che gli utenti andranno ad usare per operare quotidianamente. Il lavoro di ufficio è abbastanza comune perciò non mancano le risorse e le soluzioni per Linux come per qualsiasi altro sistema operativo.

Firefox e Thunderbird

Sui vecchi Mac erano installati TenFourFox e TenFourBird per navigare e consultare la posta elettronica rispettivamente. SlackwareArm include sia Firefox che Thunderbird per cui il passaggio dai primi ai secondi non presenta alcun problema nè dal punto di vista pratico che da quello tecnico. Sul piano pratico i programmi condividono la medesima interfaccia, le funzionalità e perfino il codice sorgente. Sul piano tecnico la migrazione si risolve nella copia di alcune directory dalle vecchie alle nuove macchine. Trovate le directory contenenti le impostazioni di entrambi i programmi è banale spostarne il contenuto sulle nuove macchine, importando in un colpo solo sia la configurazione dei programmi che le credenziali degli utenti, le vecchie e-mail salvate localmente, collegamenti, bookmark, ecc.. Forse la parte più facile di tutta la migrazione e quella meno destabilizzante per l'utenza.

LibreOffice

Sui Mac gira una versione di OpenOffice compilata per architettura PowerPC che gli utenti usano per scrivere testi e redigere fogli di calcolo. Non sono stati eseguiti aggiornamenti per molto tempo dato che sia il progetto OpenOffice che LibreOffice non supportano più la piattaforma PowerPC e la versione in uso è la più recente disponibile. Nonostante il programma sia vetusto, gli utenti sono sempre stati in grado di aprire e modificare i loro file o i documenti inviati loro anche da altre piattaforme.

L'aggiornamento si presenta come l'occasione migliore per passare ad una versione recente di LibreOffice, consentendo a tutti di usufruire delle molte aggiunte e miglioramenti sviluppati negli ultimi anni. Slackware Linux e di conseguenza SlackwareARM non include un pacchetto precompilato di LibreOffice, ma con un po' di lavoro, arguzia e pazienza è possibile compilare il programma a partire dal codice sorgente. La compilazione di LibreOffice per piattaforma ARM e Slackware è oggetto di un altro articolo contenuto in una pagina del sito: Compilare LibreOffice per Slackware. Nell'articolo sono descritti tutti gli accorgimenti presi per sopperire ad alcune delle stranezze del codice sorgente e delle dipendenze usate da LibreOffice. Se ne consiglia la lettura per evitare di incorrere in errori banali quando si desiderasse compilare una versione personalizzata del programma.

Unico aspetto negativo dell'aggiornamento consiste nel cambiamento dell'aspetto grafico del programma in particolare le icone. Molti progetti sono stati presi da una specie di frenesia negli ultimi anni e non fanno che cambiare l'insieme predefinito delle icone ad ogni rilascio. Di solito si passa da icone con colori a 32 bit a brutti scarabocchi monocromatici poco comprensibili. Per fortuna il tema standard può essere rimpiazzato con le vecchie icone Tango oppure con altre scaricate dalla rete. La configurabilità resta uno dei punti di forza di LibreOffice. Per configurare l'insieme di icone da usare si deve aprire il menù Strumenti → Opzioni → Vista e selezionare il tema desiderato attraverso il menù a tendina "Stile Icone". Archivi di nuove icone possono essere scaricati ed installati sia singolarmente, che sotto forma di estensione. L'impostazione di un nuovo insieme di icone potrebbe richiedere di riavviare il programma prima della abilitazione definitiva.

Orologio di Sistema

I Raspberry Pi non sono dotati di un orologio di sistema per cui sia la data che l'ora vengono reimpostate ed azzerate ad ogni spegnimento / avvio. Per ovviare al problema è possibile installare un client NTP che interroghi un time server e imposti l'orologio di sistema. Nell'ufficio in questione sono presenti alcuni apparati di rete tra cui un server, un firewall e un router che possono assumere anche la funzione di time server previa opportuna configurazione. Uno degli apparati citati è stato promosso a time server locale ed i Raspberry Pi sono stati configurati in modo da interrogarlo all'avvio e, in caso di fallimento, di collegarsi ad un server remoto via Internet.

Esistono in commercio schede di espansione che includono un orologio di sistema munito di batteria, che consente di mantenere le impostazioni ad ogni riavvio. Non è comunque stato reputato necessario l'acquisto di tale soluzione preferendo il ricorso ad un apparato centralizzato che permettesse di sincronizzare l'intera rete.

Nel caso di Slackware Linux il comando di sincronizzazione deve essere aggiunto al file /etc/rc.d/rc.local in modo da essere eseguito ad ogni avvio. Segue un esempio banale di comando di sincronizzazione:

  ntpdate pool.ntp.org

Stampante e Scanner

L'ultimo passo per considerare la migrazione conclusa consiste nella configurazione delle periferiche. Le stampanti impiegate presso l'ufficio sono una stampante laser di rete ed un paio di stampanti più piccole collegate localmente attraverso la porta USB alle macchine. Le stampanti locali non sono condivise. A due dei portatili sono collegati inoltre degli scanner di formato A4, utilizzati per eseguire scansioni veloci di bozze e schizzi.

Le stampanti sono supportate da MacOsX via CUPS (Common Unix Printing System): il demone di stampa standard UNIX e non da driver nativi, che non sono forniti. CUPS è il sistema di stampa standard anche di Linux di conseguenza la loro configurazione non comporta alcun problema per il Raspberry Pi e SlackwareARM. I driver sono inclusi tra i pacchetti standard della distribuzione ed i file *.ppd possono essere sia copiati dalle vecchie macchine che scaricati ex novo dalla rete. Per sicurezza e comodità è stata installata la versione più recente scaricata da Internet. Se questa desse problemi si proverà ad utilizzare una copia dei vecchi file di configurazione, ma si tratta comunque di una eventualità remota. Una copia dei vecchi file di configurazione verrà comunque mantenuta per ogni evenienza.

Anche gli scanner non erano supportati nativamente da MacOsX bensì attraverso l'emulazione Twain. Twain è la vecchia interfaccia per gli scanner impiegata in Windows. L'interfaccia Twain era stata configurata per semplicità, ma con un po' di fatica è possibile configurare SANE il servizio di scansione standard in Linux. Xsane, l'interfaccia grafica del sistema di scansione, è suddivisa in 4 o 5 finestre separate e pertanto risulta caotica ad un primo impatto. Per facilitare l'adozione delle nuove macchine si è cercata un'altra interfaccia, disegnata come un'unica finestra per semplicità. Anche in questo caso si ha solo l'imbarazzo della scelta:

  • Trinity include tra i suoi programmi standard un'interfaccia di scansione: Kooka/libkscan.
  • SwingSane è un'interfaccia per SANE scritta in Java ed in grado di girare su qualsiasi piattaforma che supporti una macchina virtuale Java.

Dissipatori e Ventola

Una nota dolente del Raspberry Pi 4 rispetto ai modelli precedenti è l'emissione di calore. In sostanza il Pi 4 scalda molto più dei suoi predecessori perchè i progettisti hanno optato per una CPU con maggiori prestazioni, mentre in precedenza avevano preferito limitarne i consumi. Il rovescio della medaglia consiste nel verificarsi del thermal throttling ossia nel degrado delle prestazioni mirato ad evitare che il processore si danneggi per la temperatura troppo elevata. Un carico eccessivamente prolungato dell'uso della CPU comporta un incremento di calore con conseguente degrado delle prestazioni per preservarlo. Per ovviare al problema è possibile installare alcuni dissipatori oppure una ventola.

I dissipatori hanno dimensioni diverse a seconda del chip su cui devono essere installati.

Insieme di 4 dissipatori per Raspberry Pi 4

Il numero di dissipatori da procurarsi consiste come minimo di 3:

  • Un dissipatore per il processore ed il chip grafico integrato.
  • Un dissipatore per il chip della memoria.
  • Un dissipatore per il chip Ethernet.

Dissipatori addizionali possono essere aggiunti per:

  • Il chip USB.
  • Il chip Bluetooth / Wi-Fi.

Esistono inoltre dissipatori di dimensioni maggiori pensati per coprire simultaneamente più di un componente della scheda. I dissipatori consentono di abbassare la temperatura operativa dei chip di una manciata di gradi, accumulando il calore e ritardando l'incorrere del thermal throttling. Non sono una soluzione definitiva per il problema del surriscaldamento, ma consentono comunque di migliorare la gestione termica e le prestazioni complessive del Raspberry Pi.

Esistono diverse tipologie di ventole, sia singole che multiple, che possono essere collegate al Raspberry Pi attraverso il BUS GPIO ed alloggiate nel case dello stesso.

Ventola Standard per Raspberry Pi 4
Ventola Doppia per Raspberry Pi 4

Le ventole rappresentano una soluzione ottimale per i problemi di surriscaldamento derivanti dal carico della CPU poichè mantengono la temperatura costante in un intorno di 50° C, ideale per operare il Pi. Una ventola può essere collegata sia al PIN di alimentazione a 5 Volt, che a quello a 3,3. In entrambi i casi le ventole hanno lo svantaggio di rimanere sempre accese emettendo un rumore costante ed un poco fastidioso. Collegare la ventola al PIN da 3,3 volt consente di ridurre la velocità della stessa e di conseguenza il rumore che produce.

Con la dotazione standard del Raspberry Pi 4 non è possibile pilotare le ventole in maniera dinamica per variare la velocità di rotazione adattandola alla temperatura rilevata da un sensore, ad esempio. Per chi fosse interessato, esistono comunque diversi progetti che si prefiggono di controllare la velocità di rotazione delle ventole. Un elenco non esaustivo di progetti reperibili in Internet include:

Le guide contengono le istruzioni per costruire dei circuiti appositi da controllare via software con un linguaggio come Python. È necessaria una certa competenza con i componenti elettronici e con il saldatore. Quale che sia il progetto, accertatevi che a compimento le risorse consumate da Python non siano tali da surriscaldare a loro volta la CPU. Sarebbe uno spreco di denaro, tempo e fatica.

Nel caso della nostra migrazione si è optato per una ventola alimentata a 5,0 Volt. Nei mesi a venire verranno eseguite delle periodiche analisi di mercato onde verificare l'esistenza di schede di espansione mirate al raffreddamento dinamico delle macchine. Se e quando le schede verranno immesse sul mercato, a seguito di ulteriori test, si procederà al loro acquisto e successiva installazione.

Una volta configurato il supporto per tutte le periferiche la migrazione può considerarsi conclusa.

Formazione

Qualsiasi attività di migrazione da vecchie a nuove piattaforme hardware o software non si conclude mai con l'installazione ed il trasferimento dei dati degli utenti. È necessario addestrare le persone all'uso delle nuove macchine in modo che non si blocchino per problemi banali e differenze minime, rimanendo frustrati e diffidenti dei nuovi ambienti. Per evitare gli inconvenienti cui si è accennato, in accordo con la dirigenza, si sono tenuti alcuni incontri di formazione in cui sono state illustrate le principali differenze tra la piattaforma MacOsX e Linux. Dopo gli incontri di gruppo in cui sono state affrontate le tematiche generali, si sono tenuti alcuni brevi incontri in cui si rispondeva a domande specifiche dei singoli utenti. Gli incontri di formazione si sono rivelati parecchio utili per apportare configurazioni un poco più raffinate alle macchine e assecondare esigenze di specifici utenti.


CONCLUSIONI

La migrazione da hardware ormai obsoleto a computer economici della famiglia Raspberry Pi 4 è stata eseguita su di una macchina di test e, una volta verificati fattori quali le prestazioni, la stabilità e la semplicità d'uso, definitivamente per tutte le macchine da ufficio di uno studio grafico. L'uso delle ventole è stato giudicato indispensabile per garantire le prestazioni e preservare lo stato di salute dei macchinari. In futuro si tornerà sul progetto per monitorare lo stato dei macchinari e verificare la possibilità di sostituire le ventole fisse con un sistema di raffreddamento dinamico.


Per commenti, consigli, domande inviate una e-mail all'indirizzo studiosg [chiocciola] giustetti [punto] net.


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